giovedì 25 luglio 2013

MEGLIO QUESTO CHE UNO SCHIFO MAGGIORE

ma cosa le prende, signor silva. non lo so. vedo degli uccelli neri, avvoltoi, che volano sulla mia testa. è un'invenzione dei suoi occhi, qui non entrano nemmeno le mosche, le finestre non si aprono. lo so, ma credo sia un modo di avere paura. pensavo che non avesse paura di nulla. invece ce l'ho. di cosa. di essere ridotto a nulla, della morte che mi ridurrà a nulla, non so. dopo essere morto non sentirà niente, così dicono. chi lo dice, nessuno può dirlo. l'amico silva sta diventando spirituale. no, è solo perché ho paura. anch'io ce l'ho, ma non di essere ridotto a nulla, ma di andarmene da qui, che tutto questo finisca. questo schifo, chiesi io, che finisca questo schifo, signor pereira. e lui scosse il capo e disse, meglio che nessuno schifo o uno schifo peggiore.
 
valter hugo mãe, "la macchina per fabbricare spagnoli"

martedì 23 luglio 2013

la macchina per fabbricare spagnoli

 
Quando laura partorì, torturata dalle aspettative, la nostra elisa nacque nella felicità e nella frustrazione. avresti potuto essere francese, elisa. avresti potuto essere francese, benché ci procuri un orgoglio enorme la resistenza che ti ha permesso di essere portoghese e, così, ereditare il portogallo. il portogallo è tuo, figlia mia, è tuo, pur così difficile da capire.
[...]
Non volevamo essere francesi, volevamo che i portoghesi fossero più felici.

valter hugo mãe, "a máquina de fazer espanhóis"

giovedì 18 luglio 2013

SCRITTO SUL CORPO

Non voglio essere il tuo passatempo, né che tu sia il mio. Non voglio prenderti a pugni solo per il gusto di farlo, ingarbugliando le semplici funi che ci legano, mettendoti in ginocchio per poi sollevarti di nuovo. Lo specchio evidente di una vita governata dal caos. Voglio che il cerchio intorno ai nostri cuori sia una guida e non una minaccia. Non voglio tenerti più stretta di quanto tu possa sopportare. Né voglio che le funi si allentino, che il filo ceda da un lato, che ci sia corda a sufficienza per impiccarci.
 
Jeanette Winterson, "Scritto sul corpo"
 

sabato 13 luglio 2013

Filistei. Peggio ancora: romantici.

"Devo vendere le mie opere! Perché le farei, sennò?"
Non ricordo esattamente la risposta di Agnes. Penso che abbia detto qualcosa riguardo al fatto che l'opera d'arte non poteva ridursi alla sua vendibilità. Walt passeggiava per l'appartamento, deridendoci e tacciandoci di essere degli stupidi sentimentali. Filistei. Peggio ancora, romantici.
"Probabilmente pensate che l'arte riguardi la bellezza!", gridò.

Patrick McGrath, "Trauma", 2007