sabato 29 dicembre 2012

SPAZIO TEMPO INDIVIDUI NAZIONI

Gli individui hanno comportamenti peculiari quando si sentono tagliati fuori dallo scorrere del tempo, eccessivamente attaccati al passato, isolati nel presente, senza un futuro o in corsa precipitosa verso di esso. Anche le nazioni assumono degli atteggiamenti peculiari riguardo al tempo. Ad esempio, tra l'Austria, persuasa che il suo tempo si stesse esaurendo, e la Russia, che sentiva di avere tempo in abbondanza, il contrasto è impressionante ed è ripetutamente rivelato nei documenti diplomatici. Anche l'esperienza dello spazio varia considerevolmente secondo le linee nazionali: alcuni paesi, come la Germania, credevano di aver bisogno di maggior spazio di quato ne avessero; [...] la Russia era universalmente considerata (e temuta) come il paese dagli spazi sconfinati.
 
 
 
Stephen Kern, Il tempo e lo spazio. La percezione del tempo tra Otto e Novecento
 

venerdì 7 dicembre 2012

UN OROLOGIO PER DIMENTICARE IL TEMPO

Quando l'ombra del telaio si disegnò sulle tendine era tra le sette e le otto del mattino, e fui di nuovo dentro il tempo, sentendo il ticchettio dell'orologio. Era quello del nonno e quando me lo diede il babbo disse: [...] non te lo do perchè tu possa ricordarti del tempo, ma perchè ogni tanto tu possa dimenticarlo per un attimo e non sprecare tutto il tuo fiato nel tentativo di vincerlo. Perchè, disse, le battaglie non si vincono mai. Non si combattono nemmeno. L'uomo scopre, sul campo, solo la sua follia e disperazione, e la vittoria è un'illusione dei filosofi e degli stolti.
 
William Faulkner, "L'urlo e la furia", 1929

giovedì 6 dicembre 2012

PROPOSTA

Installiamo
in tutte le strade
orologi variopinti
con lancette che indichino
ore diverse.

 
L’uomo verrà
strappato dal tempo
ciascuno sceglierà la sua ora personale
libera invenzione
accelerando il conteggio alla rovescia della storia
e la disgregazione del sistema.

 
Murilo Mendes

domenica 2 dicembre 2012

La signora Dalloway e “ciò che provano gli uomini”

Lei sapeva che cosa le mancava. Non era la bellezza, non era l’intelligenza. Era qualcosa dentro, che si irradia dal centro; un calore che intacca le superfici e increspa gli orli del freddo contatto tra un uomo e una donna, o tra due donne. Oscuramente lei lo sentiva. Ne soffriva, era uno scrupolo che sa il cielo da dove le veniva, o forse le veniva, pensava, dalla natura (che era invariabilmente saggia); eppure a volte non riusciva a resistere e cedeva al fascino di una donna, non di una ragazza, ma di una donna che le confessasse, come le accadeva che facessero di frequente con lei, qualche difficoltà, qualche follia. E forse perché provava pietà, o per via della loro bellezza, o perché era più vecchia, o per una qualche circostanza casuale – un leggero profumo, ad esempio, o un violino nella casa accanto (tanto singolare è a volte il potere dei suoni), non c’era dubbio che allora provava ciò che provano gli uomini. Solo per un attimo; ma bastava.

Virginia Woolf, La signora Dalloway