mercoledì 31 ottobre 2012

SOFIA SI VESTE SEMPRE DI NERO


«E tu come ti chiami», chiese.
«Giona», disse la ragazza grande.
«Ma non è un nome da maschio?».
«Questo non ha nessuna importanza».
«Da quanto tempo ti chiami così?»
«Da adesso. Da due secondi fa. Da tre, quattro, cinque secondi fa. Io qui presente, sdraiata sul pavimento della stanza di Margherita, dichiaro che d'ora in poi il mio nome è Giona, e voglio essere chiamata Giona finchè non cambio idea».
«E prima come ti chiamavi, si può sapere?»
«Non si può sapere, perchè quel nome non esiste più».
«Peccato», disse la ragazza piccola.

Paolo Cognetti, "Sofia si veste sempre di nero", 2012

domenica 28 ottobre 2012

L'UOMO DI GENIO [LA MANIGLIA DELLA PORTA È DIO]

L’uomo di genio è una creatura semplice, infantile. […]È l’individuo che vede le cose nella loro assoluta semplicità. Ad esempio: si trova nella sua stanza e guarda la maniglia della porta. Dove altri vedrebbero una maniglia, egli vede un mistero. In effetti, è davvero strano che esistano maniglie, perché è strano che esistano cose, che esista l’universo con tutte queste cose. La maniglia di una porta è una cosa stupefacente quando la guardiamo attentamente, quando la osserviamo con tutta la semplicità, con tutta l’ingenuità dell’animo.
Complesso è l’uomo che ritiene la maniglia di una porta semplicemente una maniglia. L’uomo che considera strano che a qualcuno sia venuto in mente di fare porta e maniglia è già sulla buona strada: comincia ad avvertire quello stupore dei semplici, che è la base del genio. […]
La maniglia della porta è Dio da tutti i punti di vista del suo esserci. È una Rivelazione. Naturalmente, lo è solo per chi guarda le cose semplicemente; e guardare le cose semplicemente è, come ho detto, la prima caratteristica del genio.
 
Fernando Pessoa, “Fernando Pessoa. Il libro del genio e della follia”, a cura di Giulia Lanciani, 2012
 

mercoledì 10 ottobre 2012

IL CAPOVOLTO UNIVERSO

Di notte, prima di sollazzarci in carnali riti sorseggiando il Cocktail Reietto, intraprendevamo esaltanti discorsi, costruendo un depravato mondo ribelle dedito al culto dell'eleganza, un mondo dalla realtà capovolta, dalle chiome di piante disegnanti demoniache forme, e dal sadismo imperterrito, vissuto come liberazione degli umani istinti.
Lo volevamo ricolmo d'impudicizia, dedito all'orgia, malsano e corrotto, peccante e ardimentoso, abitato da creature discinte e bramose di sesso, da femmine stupende come opere d'arte, e da monumentali maschi possenti, irriverentemente immersi in surreali contesti, simili a meravigliosi paesaggi luttuosi e onirici, racchiusi dentro ampissime stanze dagli alti soffitti e le finestre mancanti, affinchè della luce non filtrasse neppure il residuo di un'ombra, e della rigogliosa natura non s'avvertisse l'olezzo, e là condurre un'esistenza lontana da ogni mortificazione possibile, tra trasgressioni ed eccessi, perseguendo un ideale di bellezza esagerata e suprema, nell'allettante depravazione della crapula, e dei blasfemi concetti.
 
 
Isabella Santacroce, "V.M. 18"
 

venerdì 5 ottobre 2012

giovedì 4 ottobre 2012

UN UOMO SENZA UN CORPO

Me ne stavo disteso al buio, intrappolato nella prigione di un cranio che mi pulsava con la violenza di un martello pneumatico, e sforzavo ogni fibra del mio essere unicamente per alzare il dito mignolo della mano destra; spendevo tutte le mie risorse pur di sollevare di un millimetro quel dito dal lenzuolo. L'operazione acutizzava il mal di testa a tal punto che mi aspettavo di veder letteralmente esplodere questo mio cranio, ma il maledetto dito non voleva muoversi, e dopo qualche minuto mi prendeva dapprima un senso travolgente di disperazione e futilità, poi un senso di vergogna per aver fallito.
 
Questo, come ho detto, è successo solo agli inizi, prima che abbia cominciato attivamente a accettare l'idea di essere un uomo senza un corpo.
 
 
Patrick McGrath, "Grottesco"