domenica 24 marzo 2013

LOLITA. EPILOGO

Prendo la decisione che segue con tutta la forza  e il sostegno legali di un testamento firmato: desidero che queste memorie vengano pubblicate solo quando Lolita non sarà più in vita.
Così, nessuno di noi due sarà vivo quando il lettore aprirà queso libro. Ma mentre il sangue pulsa ancora nella mano che uso per scrivere, tu sei parte della benedetta materia quanto lo sono io, e posso ancora parlarti da qui all'Alaska. Sii fedele al tuo Dick. Non lasciarti toccare dagli altri. Non parlare con gli sconosciuti. Spero che vorrai bene al tuo bambino. Spero che sarà un maschio. Spero che quel tuo marito ti tratti sempre bene, altrimenti il mio spettro si avventerà su di lui come fumo nero, come un gigante forsennato, e lo dilanierà nervo per nervo. E non ti commuovere per la morte di C.Q. Si doveva scegliere tra lui e H.H., e si doveva lasciar esistere H.H. per un altro paio di mesi almeno, in modo che egli potesse farti vivere nella coscienza delle generazioni successive. Penso agli uri e agli angeli, al segreto dei pigmenti duraturi, ai sonetti profetici, al rifugio dell'arte. E questa è la sola immortalità che tu e io possiamo condividere, mia Lolita.
 
Vladimir Nabokov, "Lolita", 1955
 

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