Per il soggetto, l'oggetto non è che un mezzo per raggiungere il mediatore. È all'essere del mediatore che mira il desiderio. Il soggetto che desidera vuole trasformarsi nel mediatore, vuole carpirgli l'essere (è il desiderio atroce di essere l'altro).
L'eroe dostoevskiano, come l'eroe proustiano, sogna di assorbire, di assimilare l'essere del mediatore. Vuole diventare l'altro senza cessare di essere se stesso. Per voler fondersi a tal punto nella sostanza dell'altro, bisogna provare per la propria una ripugnanza insuperabile. L'uomo del sottosuolo è realmente misero e malaticcio, Madame Bovary è una piccola borghese di provincia. Si capisce perchè questi eroi desiderino cambiare essere. Il narratore proustiano, all'inizio di "Dalla parte di Swann" ci dice:
Tutto ciò che non era me, la terra e le creature, mi pareva più prezioso, più importante, provvisto di una esistenza più reale.
Non è la società che fa dell'eroe del romanzo un intoccabile: è lui che condanna se stesso. Perchè la soggettività romanzesca odia a tal punto se stessa? Tutto parte dal principio base delle dottrine principali: Dio è morto, tocca all'uomo prendere il suo posto. Tutti gli uomini, però, scoprono nella solitudine della loro coscienza che non sono in grado di portare avanti questo impegno. Ciascuno si crede l'unico escluso dal retaggio divino e si sforza di nascondere la maledizione. Il peccato originale diventa, dunque, il segreto di ciascun individuo. Ciascuno si crede solo all'inferno e l'inferno è proprio questo, il ripetersi "Io sono solo, mentre loro sono tutti!".
L'eroe si rivolge allora all'altro, che sembra fruire, lui sì, del retaggio divino.
Prendiamo ad esempio "I demoni" di Dostoevskij. Stavroghin è il mediatore verso cui tendono tutti i personaggi del romanzo. Da Stavroghin i Posseduti hanno preso le idee e i desideri; a Stavroghin dedicano un vero e proprio culto. Tutti provano di fronte a lui quell'insieme di venerazione e di odio; lo attendono come il "sole"; stanno davanti a lui come "davanti all'Altissimo"; gli parlano "come a Dio stesso". "Voi sapete" dice Satov a Stavroghin "che bacerò l'orma dei vostri piedi quando sarete uscito. Non posso strapparvi dal mio cuore, Nicolai Stavroghin."
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