Si levava a mezzogiorno, a lungo stava a pettinarsi davanti
allo specchio, fumava, mangiucchiava burro d’arachidi e sardine, seguiva sulla
tivù piazzata nel salotto di Sally Buck lo sgranarsi di migliaia di chilometri
di film. La teneva accesa da mezzogiorno a un pezzo dopo mezzanotte. A starne
distante, sia pure per breve tempo, era preda a confusione e disorientamento,
sentiva un urgente bisogno delle immagini che l’apparecchio proiettava,
soprattutto dei suoni che emetteva.
Durante la prima parte della serata [Benjamin] beveva solo
birra mentre guardava la televisione e poi, quand’era passato un po’ di tempo e
i suoi genitori erano andati a letto, di solito si versava un bicchiere di
bourbon da bere mentre guardava i film che venivano proiettati quando finivano
le commedie e i programmi di varietà. A volte, se non aveva ancora terminato di
bere, restava seduto a lungo dopo la fine dell’ultimo film contemplando uno dei
monoscopi o la fotografia di una bandiera americana che uno dei canali mandava
sempre in onda dopo aver suonato l’inno nazionale e chiuso le trasmissioni. Un
paio di volte si addormentò in poltrona […]. Ma di solito i film lo tenevano
sveglio. Dopo qualche tempo, fu in grado di dosare accuratamente i sorsi di liquore
in modo tale che, quando finiva il film, poteva posare il bicchiere vuoto,
spegnere il televisore e andare di sopra […].
Webb, Charles, Il laureato, Oscar Mondadori, 1973, pp. 80-81
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