domenica 14 aprile 2013

A BOLSA DA SOLIDÃO _ Laura Esteves


LA BORSA DELLA SOLITUDINE

 Il rossetto chiarissimo
(non mi piace attirare l’attenzione)
la spazzola per capelli
con alcuni fili bianchi
(tinti di nostalgia)
la medicina per la pressione
(in caso di crisi, metterla sotto la lingua)
una lettera per metà
sbiadita dal tempo
la carta d’identità emissione 1960
(a 39 anni ero un figurino)
il mazzo di chiavi
la boccetta con l’acqua benedetta
il fazzoletto di cambrì
(com’era più bella la vita)
la penna bic senza tappo
(l’ho scordato in drogheria)
la tessera del CIC *
e il suo numero minaccioso
la foto dell’unico figlio
(in quella visita occasionale)
le medicine inseparabili
(che ironia – assumerle solo se si sente dolore)
il programma del Municipale
(mai più dopo essere diventata vedova)
la banconota da dieci real
la custodia dell’ombrello
la pubblicità di madame Dinorá
che lancia conchiglie**
e cura tutti i mali
(domani stesso ci faccio un salto)
tutto quello che ho in questo momento
e porto sempre con me
sia dove sia
la mia vita
il mio mondo
il mio animo
la mia mancanza d’amore.


*La sigla CIC sta per Cartão de Identificação do Contribuinte, il corrispettivo del codice fiscale italiano.
**Una delle tecniche divinatorie tipiche del candomblé consiste nel consultare le conchiglie di alcuni molluschi.
 
Traduzione a opera di Letalpecospiranoumidità della poesia "A bolsa da solidão" (di Laura Esteves)

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